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cambio merce pubblicitario
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L'esplosione del baratto e del cambio merce pubblicitario

Cosa possono avere in comune l'Honda, una pizzeria ed il vostro idraulico?

Il Baratto. Tutti possono ricorre al baratto per concludere i loro affari e sta accadendo a tutti i livelli.

Il Reciprocal Trade Association, per il 2011, indica in oltre 400.000 le aziende che in tutto il mondo hanno fatto ricorso al baratto per movimentare una cifra stimata di 12 miliardi dollari.

Le statistiche, gli studi effettuati e le dichiarazioni rilasciate da dirigenti e titolari d'azienda in tutto il mondo, rivelano che la risposta delle imprese alla contrazione del credito e della liquidità è l'adozione di sistemi alternativi in grado di allentare la morsa sui budgets e di sfruttare gli assets più ostici (pensiamo a merci deperibili piuttosto che fuori mercato) attraverso l'adozione di nouvi canali di vendita e l'apertura di nuovi mercati.

Il panorama del "cambio merce" è ovviamente quanto di più variegato possa esistere. si va dalla Pepsi che negli anni '90, in Russia, scambiò la sua bibita con la vodka, al North Carolina Bar Association che nel 2010 accettò la partecipazione degli avvocati promuovendo lo scambio tra i servizi e le consulenze legali di questi ultimi con una vasta gamma di servizi di computing per il web design, riparazioni auto e la pubblicità. E proprio la pubblicità in cambio merce rappresenta uno dei settori in più rapida espansione nel settore del baratto tra aziende e già da alcuni anni hanno fatto la loro apparizione sul mercato intermediari specializzati in questo strumento. Ciò che anni addietro era visto non proprio di buon occhio a causa di tutta una serie di implicazioni (soprattutto di carattere commerciale ed "etico") oggi sta conoscendo una riqualificazione importante dimostrandosi al contrario strumento di pagamento e di distribuzione al tempo stesso... insomma, le concessionarie di pubblicità in cambio merce stanno dando nuovo lustro al bartering pubblicitario evitando che le i beni e servizi ricevuti in pagamento per le campagne pubblicitarie non vengano venduti attraverso i canali tradizionali di vendita, evitando che i media svalutino il loro listino in quanto l'intermediazione evita proprio le occasioni di trattativa diretta, creando indubbiamente maggiori occasioni in quanto accettano di trattare merci e servizi di qualunque natura e tipologia e non solo quelle che i media sarebbero disposti a ritirare per il consumo diretto.

Come accennato in partenza, il ricorso al baratto (ed al cambio merce pubblicitario) non è appannaggio solo di chi versa in momenti particolarmente difficili. Tutt'altro. Noti brand, affermati e leader incontrastati nelle loro aree di competenza, ricorrono al bartering pubblicitario con regolarità a proficuamente. Abbiamo visto Pepsi ma anche Honda, Kia e Subaru barattano le loro automobili con gli spazi pubblicitari venduti dai media. Haymarket ha pagato la pubblicità con i biglietti per le mostre organizzate e Lufthansa ha scambiato immobili con crediti nei confronti dei media e carburante per l'aviazione.

Gli esempi di applicazione dello strumento del barter pubblicitario sono veramente tanti. Soprattutto se di considerano le case history oltre confine. Fondamentalmente è solo una questione di coraggio ed inventiva associata alle relazioni commerciali instaurate nel corso degli anni. Un intermediario serio ed affidabile è quello che è in grado di attribuire un valore corretto alle merci in modo da poterle convertire in liquidità o crediti commerciali cedibili ai media o ad altri operatori.

Ciò non toglie che le aziende dovrebbero valutare attentamente le possibilità che il cambio merce offre, specie oggi, quando i budget sono risicati ed i rischi derivanti dall'inattività sono molti.


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