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Fattura del dentista
Fattura del dentista

Fattura del dentista: come funziona e cosa si rischia se non la facciamo

Quando si usufruisce di una prestazione odontoiatrica, così come delle prestazioni di qualsiasi altro professionista (commercialista, architetto) viene lasciata all'atto del pagamento una ricevuta fiscale, che è conosciuta da tutti come fattura. Le fatture sono obbligatorie per legge, perché come sappiamo bene se non vengono fatte il lavoro è da considerarsi lavoro in nero, e come tale fuorilegge perché non si paga quanto dovuto allo stato. Tuttavia, alcuni pazienti, per avere uno sconto, chiedono di non fare la fattura ed hanno un risparmio immediato sulla prestazione. Ma perché questa cosa non va fatta e, anzi, è pericolosa per il paziente stesso?

La fattura del dentista

Se avete mai osservato con attenzione la fattura del dentista, avrete notato che non è presente il campo relativo all'IVA. Questo perché l'iva dentista non esiste: per merito di una legge del 1970, le prestazioni sanitarie (e quelle odontoiatriche lo sono, essendo il dentista un medico) sono esenti dal pagamento di questa tassa. L'unica cosa che può essere pagata oltre al costo stesso della prestazione (che, quindi, comprende già le tasse che il dentista dovrà pagare, perché anche se non paga l'IVA paga altre imposte) può essere una marca da bollo, del valore di 2 euro, se la prestazione supera le 77,47 euro (le "vecchie" 150.000 lire). Se il paziente chiede di non avere la fattura, il dentista può fare uno sconto (non dovrebbe accettare, tuttavia) perché in quel modo quella prestazione, ufficialmente, non è mai stata fatta e non si devono pagare le imposte.

Ma che cosa rischia il paziente?

I rischi sono principalmente due, il primo di tipo economico, il secondo addirittura dal punto di vista della salute, che ci fanno capire come questa pratica possa essere pericolosa, per noi. Dal punto di vista economico, anche se può sembrare strano si rischia di perderci qualcosa. Non dimentichiamo, infatti, che le spese sanitarie sono detraibili al 19% dalla dichiarazione dei redditi, in pratica dalle tasse che dovremo pagare. Il che significa che se spendiamo 100 euro, ne avremo spesi solo 81, perché gli altri 19 ci verranno restituiti, anche se molto tempo dopo e sotto forma di tasse da non pagare (e non sotto forma di fogli sonanti). Questo significa che se lo sconto applicato è, ad esempio, di 15 euro, anche se non sembra ci abbiamo perso 4 euro. Che sono pochi, è vero, ma se pensiamo ad un intervento complesso e molto costoso, in proporzione, possono diventare tanti; e tutto per avere un risparmio immediato... Se però la motivazione economica non vi convince, sappiate che esiste un rischio ancora più grande nel non fare la fattura, ed è questo: se ci fosse un problema? Visto che stiamo parlando comunque di operazioni sanitarie, le complicazioni sono dietro l'angolo e in alcuni casi l'intervento odontoiatrico non va a buon fine e deve essere in qualche modo riparato, magari a spese del dentista che lo ha fatto.

A quel punto, se abbiamo la fattura possiamo certificare che abbiamo eseguito lì quell'intervento, ma... se non la abbiamo? Potrebbe essere la nostra parola contro la sua: non c'è niente a certificare che abbiamo eseguito da quel professionista l'intervento, e non possiamo fare nessun tipo di rivalsa. Così oltre al danno abbiamo avuto anche la beffa. Insomma, le motivazioni pratiche (oltre che etiche) per pagare regolarmente le prestazioni con fattura ci sono e sono importanti: è sempre meglio non rischiare, solo per avere l'impressione (perché poi è un impressione) di spendere meno.


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